SASSICAIA 2017 La leggenda continua

La 2017 come ben sappiamo non è stata un’annata facile, pertanto per un’azienda essere riusciti a fare un vino di ottimo livello è stato un risultato importante.

A Tenuta San Guido la selezione delle uve è stata fatta in vigna mentre in cantina è stata fatta una importante selezione dei vini.

Per l’assemblaggio finale sono stati utilizzati i vini migliori. Tutto questo ha portato a produrre, in meno, circa 50.000 bottiglie di Sassicaia. Un’azienda seria come la Tenuta San Guido ha scelto il nobile e corretto obiettivo di preferire la qualità rispetto al raggiungimento dell’obbiettivo commerciale di imbottigliare tutto il vino prodotto, ponendosi, in tal caso,  in una posizione fortemente criticabile. Dopo annate come la 2011, 2013, 2015 e 2016, di alto e altissimo livello, la 2017, anche se in generale è considerata un’annata molto difficile, non poteva non essere di alta qualità.

Ricordo il Sassicaia 2015 come un vino già pronto alla sua uscita, già perfetto. Il Sassicaia 2016 un vino, lievemente, più strutturato rispetto al 2015, ma che necessitava di rimanere un pò in bottiglia per dare il meglio di se stesso. La 2017 ha come caratteristica, al naso, il sapone di lavanda che mi ricorda la saponetta Atkinson, mentre la 2016 ricordo che aveva sentori nettissimi di acqua di mare. Nella 2017, al gusto, si sente un’acidità (mora lievemente acerba) un pò più evidente ed un tannino spesso, ricco, quasi completamente largo.

Sarà opportuno dare, dei cenni su quello che è stato l’andamento climatico dell’annata 2017, relativamente alla Tenuta San Guido.

L’annata 2017 è stata un’annata molto calda ed è stata assimilata alla 2003 ed alla 2012. La primavera e l’estate sono state caratterizzate da temperature, spesso, al di sopra della norma. L’autunno e l’inizio inverno sono stati caratterizzati da temperature rigide, venti di tramontana e media piovosità. Questo clima ha fermato, negativamente, le viti ed ha facilitato l’eliminazione dei parassiti della vite ed ha fatto si che le riserve idriche si siano mantenute. La primavera ha dato temperature al di sopra della media, condizionando la fioritura, in particolare l’allegazione, creando grappoli con minore presenza numerica di acini.

Questa drastica escursione termica tra inverno e primavera ha destabilizzato le piante condizionandole in termini di produzione ma non nella qualità e maturazione fenolica della uva.

L’estate è stata caratterizzata da giornate di sole,  temperature alte ed un insieme di fattori tra cui la minore presenza numerica di acini, l’adeguata disponibilità idrica del sottosuolo, l’assenza di parassitologie nocive e l’intensità di brezze marine, presenti da fine giugno a tutto luglio, hanno fatto si che si è potuto ottenere una vendemmia con risultati insperati.

Altro fattore importante è stata l’escursione termica tra il  giorno e la notte che ha favorito lo sviluppo degli aromi sia primari che secondari, nonché l’innalzamento della acidità, indispensabile per dare freschezza ed eleganza ai mosti che ne sono scaturiti.

Il Cabernet Franc ha dimostrato un anticipo di maturazione rispetto agli anni passati nonché una riduzione in termini di produzione. Al contrario il Cabernet Sauvignon è stato vendemmiato regolarmente, le uve erano sane anche se con minore carico di grappoli ed acini.

Sono stati i vigneti storici di Sassicaia ( Castiglioncello, Quercione e Doccino), posti sulle alture, circondati dai boschi accarezzati dalle brezze marine e l’escursione termica tra la notte ed il giorno, a dare i migliori risultati qualitativi.

Con l’annata 2017 il blend è stato del 18% di Cabernet Franc, invece dell’usuale 15% e dell’82% di Cabernet Sauvignon.

Come accennavo il lavoro è stato duro in vigna e non facile è stata la selezione dei vini, selezione voluta dai tecnici, in primis da Carlo Paoli, direttore generale dell’azienda, che giustamente, ha voluto produrre meno Sassicaia per ottenere una migliore qualità. Sono stati scartati i vini poco equilibrati e con tannini asciutti. Sono stati utilizzati solo i vini migliori ed il risultato raggiunto lo conferma.

Per quanto riguarda la larghezza del tannino, è importante che faccia le precisazioni che seguono, affinchè possa essere compresa. Io sento il tannino del vino sulla gengiva superiore. La totale larghezza del tannino è 6/6, cioè tutta la larghezza della gengiva superiore. Ovviamente, se il tannino è meno largo, potrà essere per esempio 5/6 e così via. La larghezza del tannino è importante quando la qualità dello stesso è di buono o alto livello. Più il tannino è largo, più il vino è degno d’attenzione, ma il tannino, come ho precisato, dev’essere, in ogni caso, di buona qualità.

Passiamo adesso a descrivere il vino degustato.

TENUTA SAN GUIDO

SASSICAIA, annata 2017

(Uvaggio: 82% Cabernet Sauvignon e 18% Cabernet Franc)

Veste rosso porpora intenso-nero

Naso ricco e vario con profumi fruttati di mirtillo, prugna e cassis, seguiti da menta, eucalipto, pelle in fine lavorazione di conceria, sella di cuoio, pepe nero, intensa noce moscata, sapone alla lavanda, (mi ricorda il sapone Atkinson), liquirizia, gambo di ciclamino spezzato, uva cotta (schiacciata con l’uva), castagna bollita con finocchio selvatico, per terminare con soffi di acqua  di mare (melone bianco e parte interna della buccia di anguria).

Al palato rivela una buona struttura e sapori fruttati di prugna strizzata e di mora, lievemente, acerba. Vino ben equilibrato con massa alcoolica in sottotono rispetto alla freschezza ed ai tannini. Questi ultimi sono abbastanza larghi (6/6–), dolci, inizialmente spessi  e vellutati per poi nel finale asciugare, lievemente, la gengiva superiore. Lunga è la sua persistenza con finale fruttato di prugna e mirtillo.

Questo vino è stata da me degustato più volte nell’arco di 3-4 mesi ed ogni volta ho sentito un’evoluzione, in positivo e con la sosta del vino in bottiglia ci sarà un ulteriore miglioramento.

                                                                                              (97/100)

 

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